Copertina

UMBERTO FRACCHIA

Il perduto amore

ROMANZO

5.º MIGLIAIO

CASA EDITRICE VITAGLIANO — MILANO


PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA

I diritti di riproduzione e di traduzione sono riservati per tuttii paesi compresi i regni di Svezia, Norvegia e Olanda

Copyright by. C. E. Vitagliano Marzo 1921

28-3-21-3

Tip.-Lit. A. GORLINI Milano.


A Bibiche

[7]

PARTE PRIMA
Daria.

I.

Le stelle di cui il cielo ora è pieno, appuntoperchè splendono perennemente sono un indiziocerto della nostra morte. Ma io che le contemplomentre compaiono e scompaiono, a voltaa volta fra le rade nuvole naviganti l'azzurro,in aggruppamenti inaspettati e nuovi, sento scenderesui miei occhi non so qual liquido filtroche mi rende oblioso così della morte come dellavita. Distrattamente ascolto i rumori e le musichedel bosco, il canto dei rosignoli nell'ombra, ilfruscìo dei giunchi (di seta), le voci umane giùper i campi e nell'isolata casa del mulinaio, esento che queste cose non sono fatte per me.Troppo semplici, troppo serene. Se, vinto, conun lieve sforzo, molto lieve, mi decidessi aduscire dalla mia solitudine per partecipare allafesta di questa chiara notte autunnale, sarei comeun orfano il quale conducesse la propria inconsolabiletristezza, abiti, volto, silenzio, in una comitivadi gente allegra e felice.

No, certo: non sono fatto per questo. Io vivol'imperfetta vita delle ombre. Sono, come lepallide larve, distaccato dal mondo, libero dimuovermi e di vagare dove mi piace, presente[8]in ogni luogo, ed assente da ogni realtà. Eppurela mia libertà non è che un'illusione di chi giudicadalle apparenze, e non sa che sono inveceinchiodato, incatenato, prigioniero della miavita, nel momento stesso in cui essa si è fermataper sempre. Se preferisco uscire di notte,o mostrarmi là dove il bosco è più folto, doveil fiume scorre tra le più alte rupi, la ragione èche io soffro il sole, la luce mi dà un acuto dolore,e temo sempre di contravvenire ai comandidella natura, di violare una legge assoluta. Lamia stessa voce, quando raramente parlo, è lavoce flebile delle ombre, che sembra giungere damisteriose lontananze, fioco lamento di sotterraneoo di tomba, confusa voce attraverso soffi divento, scrosci di correnti d'acqua, stormire dinotturne boscaglie. L'aria è sempre piena perme, come le desolate lande della tragedia, di unatriste lontana e invisibile musica. Ebbene: unuomo mi ha ucciso impedendomi di morirequando sarebbe stato facile per me uscire daquesto viottolo angusto e spaziare nell'infinitafelicità; quando la morte sarebbe stata ebrezzae gioia; e tempo, spazio, memoria, più nulla...

II.

Quest'uomo, Carlo Clauss, venne per la primavolta in casa nostra quando io avevo appenavent'anni. Di lui avevo udito parlare come[9]di un'anima perduta. Si sa che cosa intendono gliuomini timorati quando dicono: costui è un'animaperduta. A lunghi intervalli, dunque, seper caso nelle conversazioni famigliari il discorsocadeva sopra un parente morto o lontano, e miamadre prendeva il vecchio album di fotografie ecominciava a sfogliarlo, la sua mano invariabilmentesi fermava sopra il ritra

...

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