LA VENDETTA PATERNA


BIBLIOTECA CLASSICA POPOLARE
Volume VII

F. D. GUERRAZZI

LA VENDETTA PATERNA

LETTERE INEDITE

PREDICA DEL VENERDÌ SANTO

CON PREFAZIONE DI G. STIAVELLI

ROMA
Edoardo Perino, Tipografo Editore
Via del Lavatore 88
1888

[5]

FRANCESCO DOMENICO GUERRAZZI

Pochi, in verità, diedero sè stessi alla patria quantoFrancesco Domenico Guerrazzi. Pochi ebbero la suafede in un avvenire di libertà e di civiltà, la sua tenacianei propositi, il suo carattere, il suo ingegno. Pochilavorarono come lui alla effettuazione di un ideale.

E l'ideale di F. D. Guerrazzi fu una Italia democratica,veramente libera, senza padroni e senza servi,senza moderati e senza preti, una Italia conscia di sè,senza tutori e senza pupilli, una Italia infine che nonavesse paure, che non commettesse vigliaccherie. A questoideale bellissimo, che fu pure quello di GiuseppeMazzini e di Giuseppe Garibaldi, consacrò egli la giovinezza,la virilità, la vecchiaia.

L'ideale di Mazzini, di Garibaldi, di Guerrazzi etanti e tanti altri e pensatori, e soldati, e martiri, nonsi è per anche tradotto in fatto. Ma non disperiamo deidestini della patria. Ma lavorino i giovani, ma non si[6]addormenti il popolo, e l'Italia vagheggiata da queipensatori, da quei soldati, da quei martiri, sarà.

In alto i cuori, o gioventù d'Italia! Fede e ardire,o popolo italiano! e l'alba dei giorni promessi, deigiorni tanto aspettati, arriderà alla patria, veramentea libera vita risorta.

Ma questo non avverrà fino a che «l'odio per qualunqueservitù e l'odio per qualunque tirannia» nonavrà messo ben salde radici nei petti, come per tempole mise in quello fortissimo di F. D. Guerrazzi.

Nato a Livorno il 12 agosto del 1805, da gente antica,dedita un tempo all'agricoltura e alla guerra,il Guerrazzi ebbe educazione «popolana e severa», comeegli stesso ci dice nelle sue auree Memorie. Il padre,che era lettore fervidissimo della storia di Roma antica,gl'inculcò primo nell'anima l'amore alla libertà el'odio verso ogni tirannide. Un giorno che il piccoloFrancesco Domenico si mostrava meravigliato delle gestedi Pompeo e di Catone, il padre gli disse: «Eppureuomini erano e mortali come te!...», facendogli in questomodo capire che egli pure, quando gli fosse bastatol'animo, li avrebbe potuto emulare. E certamente unagrande impressione fece sul giovinetto questa sentenzache il padre gli andava spesso ripetendo: «Meglio valevivere un giorno come un leone, che venti anni come unapecora»; sentenza che Tippoo-Saib volle incisa sui gradinidel suo trono.

Per la libertà e per la patria, suoi santissimi amori,incominciò presto il Guerrazzi a fare, a soffrire.

Sedicenne, mentre studiava legge a Pisa, venne perun anno bandito dalla università, reo di aver letto e[7]commentato ai compagni i giornali che recarono le novelledi Napoli tumultuante. Gli parve quell'atto, comeera, un abuso di potere, e, adiratissimo, andò a Firenzeper chiedere giustizia al presidente del così detto buongoverno, Aurelio Pilotini. —

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