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OPERE DI ALFREDO ORIANI

V
OLOCAUSTO

ALFREDO ORIANI

OLOCAUSTO

ROMANZO

BARI

GIUS. LATERZA & FIGLI

TIPOGRAFI—EDITORI—LIBRAI

1918

PROPRIETÀ LETTERARIA

Riservati tutti i diritti

NOVEMBRE MCMXVIII—50279

LA PRIMA GIORNATA

Egli uscì a testa alta, col volto lucido di quel sorriso, che sembrailluminarsi dall'interna contentezza di un buon pranzo.

Aveva mangiato copiosamente, solo ad un tavolino dell'ampia salabislunga, nella quale gli avventori rumoreggiavano, e i camerieri ingiacchetta nera e cravatta bianca mutavano correndo i piatti sporchi coipiatti pieni, fra l'incrociarsi degli ordini e il vocìo saliente delleconversazioni. Parecchie donne della piccola borghesia pranzavano incappellino, colle mantiglie ripiegate sul dossale delle sedie, perchègli attaccapanni delle pareti erano già carichi di pastrani e dicappelli maschili; ma nessuna era bella, e tutte avevanonell'atteggiamento quel ritegno nervoso, che tradisce nel suo stessodisagio la brama di attirare l'attenzione. Da alcuni tavoli affollati distudenti il chiasso si allargava come un'onda, facendo spesso rivolgerele teste con atto fra furioso e scontento di tale trivialità nonabbastanza giustificata dal buon mercato del luogo e dalla eccellenteriputazione del suo vino.

Infatti il Chianti, che vi si beveva, senza essere degno del proprionome, era assai migliore di quello che ormai ha degradato nel giudiziodei più il famoso vino di Broglio, ultimo orgoglio del grande barone,egli stesso ultima originale figura della aristocrazia toscana.

La sala era illuminata a luce elettrica da vecchi bracci dorati, neiquali le vaschette del gas avevano ceduto il posto alle diafane pere dalrameo stelo attorcigliato e rosso dentro un candore abbacinante:nell'aria satura di odori grassi un calore cresceva a colorare le facce,accendendo tratto tratto nel fondo degli occhi qualche fiammella.

Egli aveva pranzato fra due tavole occupate da due gruppi abbastanzadiversi: a sinistra sei o sette studenti ineleganti ed affamati, villanied allegri; si vedeva che quel loro magro pranzo di pensione non bastavaa tutte le cupidigie dello stomaco giovanile, indarno distratto dalbaccano dei discorsi. Certe parole, alcune arie improvvise tradivano undispetto nell'urto di una qualche difficoltà prevista forse, ma non perquesto meno pungente; i coltelli tagliavano le pietanze a pezzettitroppo piccoli, e le pagnottelle sparivano dalla tovaglia con unacelerità quasi prestigiosa. Li serviva un vecchio cameriere, lento,bonario, che si piegava sempre con lo stesso sorriso ad ascoltare tuttele domande pei baratti o le porzioni divise fra due o tre studenti, neiquali l'appetito più facilmente ammorzava le pretese della vanità; poise ne andava traballando con una pila di piatti sulle mani.

All'altro lato si allargava una intera famiglia di provinciali dallevesti e le mosse sgraziate, ma con quel contegno sicuro della gentericca, che sa di poter essere

...

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